I vestiti nuovi dell'imperatore

L'imperatore avanzava solenne sotto il baldacchino, ascoltava le grida di entusiasmo e sorrideva compiaciuto. Il ciambellano e i ministri lo seguivano orgogliosi, rassicurati dagli applausi della folla e dalle frasi di ammirazione che giungevano alle loro orecchie. «I vestiti nuovi dell'imperatore sono di una bellezza incomparabile. Che splendido colore ha la marsina... E guardate i disegni del mantello! » I due Sarti si godevano la scena ed erano costretti a inchinarsi ogni due passi, ringraziando per i complimenti che ricevevano. Ormai sicuro che nessuno si fosse accorto che lui solo non riusciva a vedere i vestiti, l'imperatore si sentiva più tranquillo. Ma all'improvviso dalla folla, in una pausa di silenzio, si alzò la vocetta di un bambino... «Papà, guarda, l'imperatore non ha niente addosso, l'imperatore è in mutande!» L'uomo che teneva in braccio il bambino si guardò intorno e disse, mortificato: «perdonate il mio piccolo due punti e la voce dell'innocenza.» La folla cominciò a mormorare e si passò la voce. In breve si diffuse un gran brusio, prima confuso, poi punteggiato da frasi chiarissime: «Il bimbo ha detto che l'imperatore non ha nulla addosso.» «Ma è vero: l'imperatore è nudo.» «Si, si, l'imperatore è in mutande!» Ben presto le voci arrivarono anche alle orecchie del sovrano: lui sapeva benissimo che i suoi sudditi avevano ragione. «Devo andare avanti e far finta di nulla» si disse. Alzò la testa, cercò di darsi un contegno e continuò a camminare, seguito dai paggi che reggevano un mantello che non c'era.

Hans Christian Andersen, 1837

Cosa succede quando si nega a lungo un'evidenza, nel momento in cui credenze scorrette diventano parte del pensiero delle masse? Si è ancora in grado di capire dove risiede l'oggettività?

Si riesce a tenere vivo uno spirito critico che inneschi domande da porsi?

Andersen dona la voce della verità alla freschezza e alla consapevolezza di un bambino.

Benvenga dunque, il fanciullino di pascoliana memoria che risiede in ognuno.